La depressione in Italia ha una prevalenza media del 5-8% della popolazione generale e raggiunge il 10-15% nel setting della medicina generale. Oltre all’aspetto economico, ormai è noto come sia improduttivo sul piano terapeutico trattare in modo segmentato gli aspetti medici internistici e gli aspetti psicologico-psichiatrici delle varie malattie, a meno che questi ultimi non siano particolarmente complessi, gravi sintomatologicamente e di lunga durata. Oggi sappiamo, come confermato da molti studi scientifici che l’integrazione tra specialisti e medici di medicina generale rappresenta uno degli strumenti più efficaci per raggiungere risultati eccellenti sia in termini di salute che di costi sanitari.
In quest’ottica della cultura dell’integrazione che occorre costruire relazioni stabili tra gli Psichiatri dei Centri di Salute Mentale e i Medici di Medicina Generale, che non si traducono in una semplice somma di interventi terapeutici di professionisti diversi, ma che comportano la messa in moto di un processo, con un’operatività clinica congiunta, indice di una collaborazione sempre più stretta, in quanto l’insufficiente integrazione tra cure primarie e salute mentale limita la qualità e l’efficienza delle cure offerte dal servizio sanitario.
Dal punto di vista scientifico è ormai definito da numerosi studi il ruolo della patologia ansioso-depressiva sia come fattore di rischio per l’insorgenza delle patologie cardiovascolari che come fattore di aggravamento nei pazienti con diagnosi di malattia cardiaca. Nei pazienti affetti da malattie cardiovascolari la depressione è frequente, persistente, ed è associata ad un peggioramento della qualità della vita e ad un aumento della morbilità e della mortalità. La presenza di sintomi depressivi moderati o severi si associa a un rischio di morte per ogni causa 5 volte superiore in pazienti con scompenso cardiaco e 3 volte superiore in pazienti con infarto del miocardio.
Fattori biologici (aumento dell’attività infiammatoria, disfunzione endoteliale, disfunzione del sistema nervoso autonomico) e fattori comportamentali (stress, stili di vita, aderenza alla terapia, isolamento sociale) spiegano il legame tra depressione e prognosi negativa dei pazienti affetti da patologie cardiovascolari. Nonostante ciò, la malattia ansioso-depressiva è spesso sottodiagnosticata e sottovalutata e di conseguenza undertreated in tali pazienti.
E’ importante attuare strategie di intervento, efficaci ed efficienti, basate sull’approccio integrato e multidisciplinare tra cure primarie e specialisti psichiatri ispirate al modello delle “cure collaborative”. Tale modello organizzativo prevede un approccio multi-professionale per la presa in carico del paziente coordinato dal MMG e un piano di trattamento e di follow-up strutturato che si basa su elementi chiave, quali: pro-attività, integrazione professionale e empowerment del paziente. Le “cure collaborative” adottano come modalità operativa un modello definito “stepped care”, cioè la presa in carico a differenti livelli in base alla gravità e alla complessità del disturbo.